Da Le Confessioni di Sant'Agostino

Allora dov'è il male, da dove e per dove è penetrato qui dentro? Qual è la sua radice, quale il suo seme? (…) Ma da dove proviene il male, se Dio ha fatto, lui buono, buone tutte queste cose? (…) Da dove viene dunque il male? Forse da dove le fece, perché nella materia c'era del male, e Dio nel darle una forma, un ordine, vi lasciò qualche parte che non mutò in bene? Ma anche questo, perché?

Partendo da questa citazione di Eloisa, direi che possiamo esprimere un nostro parere a riguardo. Cosa ne pensi tu, giovane badessa?
Negli anni in cui vissi io, il male esercitò molto del suo potere. Furono epoche in cui lo stupore convergeva fra la velocità e le possibilità umane. E queste ultime presero forma nelle peggiori aberrazioni umane.
Mai mi sono interrogata sul perchè del male nel mondo. Ma non si può negare che se un Dio esiste, egli stesso lo ha creato assieme al bene...

Questo è un dilemma che ritengo sia al centro di ogni teologia e che, non solo è sempre stato dibattuto, ma penso che ancora lo sarà nei secoli a venire presso scrittori e pensatori cristiani, visto che il giorno del giudizio, erroneamente atteso dopo l'anno Mille, non è ancor giunto a spegnere l'ansia e l'anelito della specie umana. Io, nella mia tormentata epoca, sento ancora l'eco delle tremende orde barbariche che ogni cosa distruggevano nel loro cammino disprezzando il diritto; eppure proprio loro, i barbari ricoperti di pelli, si sono inginocchiati di fronte al Vescovo di Roma ed hanno diffuso nei loro nuovi regni la parola del Cristo, ed hanno accolto la legge romana, stanziandosi nelle terre per coltivarle; da allora gli Imperi sono detti Sacri e Romani. Ancora nel seguente millennio, in cui io ho vissuto, bande di cavalieri assetati di violenza, dediti al saccheggio e allo stupro, devastano e opprimono con orrendi soprusi il popolo dei servi, chini al lavoro. Re, Feudatari, Papi e Vescovi guerreggiano e spadroneggiano ammantati d'ermellini e d'oro. Le donne sono schiave dei mariti, dei fratelli, degli stessi figli, del primo uomo che accampa possesso su di loro. Il mio Abelardo, anche lui , mi ha amata forse un po' troppo come "cosa sua", tanto che io, giovinetta sedicenne, non ho potuto che darmi a lui appunto come "cosa sua", perchè un vero Sole, un Dio, era egli per me che tutto avrei sacrificato per l'unico mio bene. Egli, per avermi amata, ha subìto dai miei parenti l'atroce vendetta della evirazione.
Allora, mi chiedo: il male esiste? Come chiamare se no tutto ciò?
La conseguente domanda non può che essere: ma allora Dio esiste? E, se esiste, è buono questo Dio che l'ha creato? E se non l'ha creato Lui, cos'è, il Male? E Dio non è allora onnipotente, non è allora l'unico?
Verranno tempi in cui aprendo gli occhi, dopo nuovi millenni, l'uomo avrà il coraggio di non attendere Dio e di combattere l'ingiustizia e la guerra con le proprie sole forze senza aspettare la assente volontà divina? O imputerà a se stesso e non a lontani Dei le proprie azioni buone e cattive, dandosi una legge Umana e non Divina che dia speranza di tutela ai diritti dei più deboli?
Troppo forti sono tali pensieri per una povera badessa, tormentata dal ricordo di un amore troppo terreno e troppo tragico.
Così ella ringrazia Dio come le altre monache isolate dal mondo, inginocchiandosi in preghiera, ma a volte la preghiera si fa domanda accorata, che ancora attende, con fede eterna, una risposta. Questa risposta forse ci sarà nel sepolcro che riunirà in un'unica polvere i due amanti in cerca di pace.