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Scricchiolio di palcoscenico.
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Scricchiolio di palcoscenico.
Non avrei mai immaginato luogo a me più congeniale di quel vasto piano di assi, a volte logori e tarmati, scricchiolanti. Quando il mio piede si posa sul terreno sicuro della pietra, desidera tornare a cercare gli avvallamenti e la durezza lignea del palcoscenico. Fin da bambina sono stata così. Ma senza desideri inquieti di esibizionismo nè fremiti di danza. Semplicemente perchè nella maschera io svelo il mio Io più profondo, paradosso ai limiti della oscillante follia.
Posso essere una Giovanna D'Arco o una semplice monaca, e vedresti la rappresentazione del vero più intimo di ciascun personaggio.
Scendere dal palcoscenico è per me disagio e affanno...
Posso essere una Giovanna D'Arco o una semplice monaca, e vedresti la rappresentazione del vero più intimo di ciascun personaggio.
Scendere dal palcoscenico è per me disagio e affanno...
Re: Scricchiolio di palcoscenico.
Sono vissuta a cavallo di due secoli, fra Ottocento e Novecento, e mi hanno definito "la più grande di tutti i tempi". Non so quanto meritatamente. Certo la cosa mi lusinga e non poco. Non siamo noi, teatranti, fra gli esseri più sensibili di questo mondo?
Mia madre mi partorì in una stanza d'albergo a Vigevano, in provincia di Pavia, durante una delle sue tournée. Era attrice raffinata mia madre, e il mio destino non poteva che essere legato al suo. Mi spinsero in palcoscenico all'età di 4 anni. C'era bisogno di una bambina, e che questa bambina piangesse in una scena, così mi picchiarono sulle gambe per suscitare quel pianto. Il mio primo vero ruolo ebbi a 12 anni, anche quello per destino, poichè c'era bisogno di sostituire mia madre nel ruolo di Francesca da Rimini, nell'omonima tragedia.
Altro importante ruolo ebbi a 15 anni, nella Compagnia di mio padre. Era tempo di teatro di maschere fisse, così mi fu assegnato il ruolo dell'ingenua. Fui notata e richiesta in altra Compagnia, nella quale fui dai 17 anni. Diverse le mie esperienze. In parte perchè molto richiesta (ci fu chi disse che possedevo una verve drammatica nella quale non ero seconda a nessuno), in parte perchè era usanza comune lavorare per più Compagnie.
Il mio vero e proprio debutto, come prima donna, ebbi a 20 anni, quando interpretai la "Teresa Raquin" di Zola. Fu un grandissimo successo, replicato per anni. Si versarono fiumi di inchiostro su questa giovane donna estremamente intensa e coinvolgente...
Mia madre mi partorì in una stanza d'albergo a Vigevano, in provincia di Pavia, durante una delle sue tournée. Era attrice raffinata mia madre, e il mio destino non poteva che essere legato al suo. Mi spinsero in palcoscenico all'età di 4 anni. C'era bisogno di una bambina, e che questa bambina piangesse in una scena, così mi picchiarono sulle gambe per suscitare quel pianto. Il mio primo vero ruolo ebbi a 12 anni, anche quello per destino, poichè c'era bisogno di sostituire mia madre nel ruolo di Francesca da Rimini, nell'omonima tragedia.
Altro importante ruolo ebbi a 15 anni, nella Compagnia di mio padre. Era tempo di teatro di maschere fisse, così mi fu assegnato il ruolo dell'ingenua. Fui notata e richiesta in altra Compagnia, nella quale fui dai 17 anni. Diverse le mie esperienze. In parte perchè molto richiesta (ci fu chi disse che possedevo una verve drammatica nella quale non ero seconda a nessuno), in parte perchè era usanza comune lavorare per più Compagnie.
Il mio vero e proprio debutto, come prima donna, ebbi a 20 anni, quando interpretai la "Teresa Raquin" di Zola. Fu un grandissimo successo, replicato per anni. Si versarono fiumi di inchiostro su questa giovane donna estremamente intensa e coinvolgente...
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